LEONARDO LISI

L'inquietudine, quell'ombra sfuggente che danza ai margini della mia coscienza che assume sfumature diverse in questa rilettura ampliata. Non è un'emozione negativa, è una musa inquieta, una forza motrice che mi spinge a esplorare nuovi orizzonti. È la musa inquieta che alimenta la creatività, un'inquietudine silenziosa che sorge dal profondo dell'essere, un'eco nostalgico che fa rimpiangere un tempo passato, un'epoca che non tornerà mai più. Eppure, tra le lacrime del rimpianto, un barlume di speranza risplende: la fotografia, la mia fotografia. Un'esigenza impetuosa che cresce dentro di me, un bisogno irrefrenabile di raccontare, di dipingere con la luce le mie emozioni piĆ¹ profonde. Scene di vita vissuta, ricordi sbiaditi, emozioni che si perdono nel tempo, sofferenze trascorse: tutto assume una nuova vita, cristallizzata per sempre in un'immagine. La realtà si trasforma in una tela, pennellata dai nostri sentimenti, dai nostri pensieri, dalle nostre speranze e dai nostri dolori. La fotografia, con la sua capacità di catturare l'essenza del tempo e della memoria, diventa un'arte che nutre l'anima, un balsamo per le nostre inquietudini, un faro che illumina il sentiero della vita. Questa è la mia fotografia.